Nel Seminario ci sono dipinti e sculture di valore recentemente inventariati e studiati da Franco Monetti e Isabella Cifani, per conto della Fondazione Pietro Accorsi; sono opere di autori vissuti tra l’inizio del ‘600 e la metà dell’800, ma soprattutto nel ‘700, e attivi in residenze sabaude e chiese piemontesi. Nella cappella, fa bella mostra la statua dell’Immacolata Concezione eseguita dallo scultore toscano Giovanni Domenico Olivieri (Carrara 1708-Madrid 1762), presente a Torino tra il 1730 e il 1740.
Del pittore piemontese Tana sono i dipinti delle pareti laterali, risalenti agli ultimi anni 1730. La volta della cappella fu affrescata nel 1757-58 dal pittore modenese Giovanni Battista Alberoni: attivo in Piemonte dal 1744 e il 1761, ebbe come committenti i Savoia per lavori nella palazzina di caccia di Stupinigi e nel castello di Venaria; ha lasciato un affresco anche nel santuario della Consolata.
Del grande paesaggista Vittorio Amedeo Cignaroli (1730-1800) sono i dipinti delle porte della sacrestia, considerati suoi capolavori giovanili. I gradini lignei dell’altar maggiore furono scolpiti nel 1766 dallo scultore piemontese Stefano Maria Clemente (1719-1794), autore di molte sculture di varie chiese di Torino, come il Crocifisso di S. Teresa. L’organo – anni 1778-1779 – è opera del celebre organaro Francesco Concone.
In altri locali si trovano due Crocifissi di Felice Cervetti, morto nel 1779, che ha lasciato dipinti in chiese, come la Consolata e S. Domenico, e in residenze sabaude, come il castello di Racconigi. Del monaco camaldolese di Orvieto, Gregorio Cartaro, in Piemonte all’inizio del ‘600, è il notevole ritratto del beato Ascanio da Ceva. Molto belle sono considerate alcune sovrapporte di Scipione Cignaroli, Francesco Antoniani e Vittorio Amedeo Rapos (1729-1800), che lavorarono nel ‘700 per i Savoia – ad esempio nel palazzo Chiablese – e per nobili piemontesi.