Il palazzo del Seminario arcivescovile di Torino, in via XX Settembre 83, restaurato negli anni Duemila anche con il generoso contributo della Cariplo, appartiene al più fecondo periodo architettonico ed urbanistico di Torino, ossia l’irrepetibile stagione juvarriana, nel secondo e terzo decennio del ‘700. Sull’onda della vittoria sui Francesi nel 1706 e del successo diplomatico riportato nella pace di Utrecht del 1713 con l’attribuzione del titolo di re di Sicilia, l’abile sovrano Vittorio Amedeo II riuscì a fare del suo regno uno stato moderno, attraverso una serie di importanti riforme, e di Torino una capitale europea, con una stupenda rivoluzione urbanistica realizzata dall’architetto siciliano, l’abate Filippo Juvarra, condotto dalla Sicilia a Torino dallo stesso sovrano il 13 ottobre 1714.
Il genio dell’architetto siciliano impresse alla capitale ed al suo territorio un volto nuovo, di grande respiro, raccordando i monumenti all’urbanistica e allo scenario ambientale, la città con le residenze esterne: dalle chiese di S. Cristina, S. Filippo e Madonna del Carmine a palazzo Madama, da Porta Palazzo a Porta Susina, dalla basilica di Superga al castello di Rivoli, dalla palazzina di caccia di Stupinigi al castello di Venaria. In tale contesto era impossibile sottrarsi al fascino del genio architettonico ed urbanistico dello Juvarra, che suscitò entusiasmi e fece inevitabilmente scuola. In questa atmosfera di predominio e di entusiasmo iuvarriani va forse cercata l’origine della voce, fatta propria da alcuni studiosi dell’800, della paternità iuvarriana del palazzo del seminario, non suffragata però dalla documentazione archivistica. Tuttavia, se il seminario ebbe una committenza molto meno prestigiosa e ricca di quella di Vittorio Amedeo II e fu opera di architetti meno geniali dello Juvarra, con la sua struttura solenne e la sua elegante linea architettonica si colloca con una sua dignità artistica nella splendida Torino juvarriana.