Lunedì 2 ottobre all’Istituto salesiano di via Caboto si è tenuta l’inaugurazione dell’anno accademico delle istituzioni teologiche cattoliche torinesi. La Santa Messa è stata presieduta da don Marek Chrzan, direttore dell’Istituto internazionale Don Bosco di Torino-Crocetta, in sostituzione dell’impossibilitato vescovo ausiliare di Torino, mons. Alessandro Giraudo. Quindi, il professor Brunetto Salvarani ha tenuto la prolusione d’inaugurazione dell’anno accademico, sul tema “Presente e futuro dell’Occidente post-cristiano“.
Salvarani, docente di Teologia della missione e del dialogo presso la Facoltà teologica dell’Emilia Romagna, ha articolato il suo intervento in tre momenti. Nel primo, ha delineato la nuova fisionomia del cristianesimo, come essa si va configurando nel tempo presente. Nello scenario attuale di una società europea in cui la fede e la cultura cristiana sono ormai uscite dall’orizzonte della maggioranza delle persone, si tratta di radunarsi intorno all’essenziale, che secondo Salvarani consiste nella conoscenza biblica e nella celebrazione dei sacramenti.
Nel secondo momento del proprio intervento, ha poi suggerito come pensare oggi la Chiesa di domani. La questione teologica della plausibilità della fede è fondamentale nell’attuale società post-moderna e non può essere elusa. Secondo Salvarani, la terapia, che consente di curare un’immagine di Dio ormai relegata per molti nel passato, consiste in tre elementi: Bibbia, conoscenza teologica, conoscenza della storia della Chiesa.
L’ultimo momento è stato dedicato dal teologo alla fragilità di Dio. Secondo lui, l’idea tradizionale dell’onnipotenza divina rischia di non essere compresa dall’uomo contemporaneo. Essa può stridere con la scoperta di Dio presente là dove ci sono ferite, perché è lì che Egli si manifesta. Cristo che muore in croce fa scoprire come soltanto ciò che è fragile e muore, realmente vive.