Martedì 12 novembre 2024, l’Arcivescovo Repole ha presieduto la Messa di inaugurazione dell’anno accademico 2024-2025 delle facoltà teologiche di Torino, diocesana e salesiana, e dell’Istituto superiore di Scienze religiose. Mons. Repole durante la celebrazione eucaristica ha commentato così l’«inutilità» del servo in rapporto al «lavoro» teologico (Cfr. Lc 17,7-10 – Clicca qui per scaricare la trascrizione integrale dell’omelia): «La teologia è a servizio di questa gratuità inutile del nostro rapporto con Dio, del nostro rapporto e della nostra relazione intima con il Maestro. È mettere a disposizione il nostro intellectus fino in fondo, per rendere ragione del senso profondo di questa gratuità inutile. Ma allora deve avere qualcosa di gratuito e di inutile, anche l’esercizio teologico, anche lo studio della teologia. E questo vale per tutti».
Infatti, per gli studenti, lo studio della teologia deve essere disinteressato, cioè dev’essere libero da secondi fini. È questo atteggiamento che permette allo studio teologico di andare al di là della ricerca della propria riuscita o di un ruolo, ma che anzi ponga dentro una ricerca continua di quel Dio che ci ama: «Lo studente di teologia ha veramente studiato teologia quando, non dovendo più dare nessun esame e non essendo più sottoposto a nessun obbligo, continua ad avere la passione e il gusto della teologia». Tuttavia, questo atteggiamento deve essere proprio anche dei professori e dei ricercatori: «Bisogna studiare la teologia anzitutto con la gratuità, inutile, di questo studio. Soltanto così i frutti, anche quelli del cambiamento della Chiesa, al tempo opportuno, ci saranno».
Conclude l’Arcivescovo con una bellissima citazione del padre de Lubac: «Non è tenendosi sempre al corrente dell’attualità quotidiana o discutendo sugli slogan degli uomini di strada e sulle più recenti forme di obiezione in circolazione che si vive col proprio tempo e che ci si prepara ad agire. Solo ciò che è radicato è vivo, ma per radicarsi veramente spesso bisogna apparire distaccati».
A seguito della celebrazione c’è stata la prolusione del prof. Massimo Epis, ex Preside della sede centrale di Milano della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale. Il professore ha tenuto il suo intervento dal titolo “Il servizio ecclesiale della teologia“, indicando percorsi di approfondimento sulla “diakonia” della teologia rispetto alla sua “res” ed al suo “tempo”. La res della teologia non può che essere la parola di Dio, o meglio «l’evento della parola di Dio». Da qui, allora, non ci può che essere una teologia dalla Scrittura e della Scrittura.
Il prof. Epis ha indicato alcune piste di riflessione particolarmente significative: la questione antropologica, il grande tema della giustizia e una rinnovata riflessione sulla libertà. Infine, è emerso il punto cruciale: la speranza per gli uomini e le donne del nostro tempo. Così si è conclusa la prolusione del professore: «La speranza non si può dare; si può soltanto offrire la possibilità di volerla. […] Alla luce della Pasqua la tragedia della Croce del Maestro è stata riconosciuta come il sigillo di un amore più forte della morte». La teologia allora ha come compito di ridire oggi che gli uomini e le donne possono «scoprire di essere, insieme, desiderati e amati per sempre».
Giovanni Muscolo